Volley di Andrea Moretto , 13/04/2021 12:25

Paso, il giorno dopo l'ultimo saluto. Ecco un nostro ricordo

Michele Pasinato
Michele Pasinato

Ha pienamente ragione l'assessore allo sport Diego Bonavina: “Non so se l'impianto o la tribuna, ma certamente il ricordo di Michele Pasinato dovrà rimanere per sempre in questo Palasport”. 

Il saluto a Paso è stato all'insegna della commozione, sono stati giorni pieni di ricordi e permettetemi di aggregarmi ai tanti, partendo dal pensiero speciale per la sua famiglia che alla Kioene Arena, pur in un momento di grande dolore, ha potuto toccare l'affetto di tutta Padova, e perché no dell'intero paese pallavolistico. 

I successi sul campo li conoscete tutti, quelli fuori dal campo sono stati ampiamente descritti con la grandezza dell'uomo portata avanti dalla semplicità e dall'umiltà che lo ha sempre contraddistinto. 

Ha fatto sognare non solo la mia di generazione, ma anche quelle successive, per questo il ricordo dovrà ben essere impresso al Palasport. Un anno fa Rai Sport ripropose una serie di successi della Generazione dei Fenomeni di Velasco: guardavo la tv con mio figlio e raccontavo cosa era stato per me l'insegnamento di quei campioni, Pasinato in primis perchè padovano. Il pallone bianco, il cambio palla, il set a 15 le sfide infinite non hanno intaccato una grande bellezza. 

Michele Pasinato schiacciava ed era punto, il Paso batteva ed era un ace. Negli anni Novanta fu innamoramento per il volley certamente grazie a queste giocate (ed è stato straordinario rivedere le immagini del Palasport San Lazzaro pieno in quel tempo e la bellissima maglia Charro Petrarca), ma anche per la caratura umana che trasmettevano. Dire “Pasinato dalla seconda” a scuola era diventato un marchio di fabbrica, un modo per superare difficoltà e muri dell'età e della vita, con un salto partendo dietro i tre metri. Mani e fuori e via. Ricordo di aver incrociato Pasinato in treno, nell'estate 1990, lui con altri compagni della zona stava raggiungendo Milano per un collegiale o qualche convocazione azzurra. 

Io (che atleta non sono mai stato) guardavo ammirato la scritta Italia portata da questi giocatori senza ostentare di essere qualcuno, ma con la fierezza e la responsabilità di vestire l'azzurro. L'ho incrociato Michele qualche anno fa alla Kioene Arena durante le partite della Superlega, ma confesso non l'ho mai fermato, perché continuavo a vederlo come un mio riferimento da ragazzo.

Ieri poi ho sentito le parole dei suoi ragazzi che allenava, quello che trasmetteva, i suoi insegnamenti. 

“Ciao Paso”.