Basket di Mariobasket , 01/04/2021 14:37

Mario Poli: il basket e l'inadeguatezza di tanti dirigenti

Pallone da basket

Ecco il nuovo blog di Mario Poli:

Conquistata la certezza matematica dei playoff con una giornata di anticipo, la Tezenis attende la montagna di recuperi per conoscere il suo cammino nella Fase a orologio.
LNP ha perseverato nella scelta (scellerata, a mio modo di vedere) di far giocare le inutili Final eight di Coppa Italia, costringendo ad un tour de force alcune delle squadre coinvolte nella competizione.
Ferrara dovrà giocare 5 partite tra il 7 e il 21 aprile, posticipando l’ultima uscita 4 giorni prima dell’inizio della 2ª fase. Orzinuovi giocherà 4 partite in 10 giorni.
Una situazione senza senso. Con la spada di Damocle di future criticità che potrebbero mettere a rischio il regolare svolgimento dei playoff, quando le partite saranno molo più ravvicinate. Coppa Italia a parte, annullare la Fase a orologio e rimodulare la formula del campionato passando direttamente ai playoff/playout avrebbe concesso più spazi nel calendario, mettendo le società al riparo da brutte sorprese legate al Covid.

In questo contesto è interessante allargare lo sguardo al piano superiore, approfondendo il bel pezzo di Marco Bonarrigo sul Corriere della Sera. L’articolo ci ha permesso di scoprire che l’Italia, oltre alla Svizzera, è l’unica nazione europea a non avere una squadra della capitale nel massimo campionato di basket.
Detto del dispiacere per gli amici bernesi, Roma non è più caput mundi da un bel pezzo. Non va dimenticata l’autoretrocessione in A2 nel 2015 e la promozione diretta nel 2019 conquistata senza patemi d’animo grazie all’esclusione di Torino decisa d’imperio dal Consiglio Federale (presieduto dal romanissimo Petrucci), salvo poi riammettere in A2 Torino dalla finestra già nella stagione successiva. Gli amici di Capo d’Orlando non hanno certo dimenticato.
Poi se Roma è sparita dalla geografia di vertice della pallacanestro italiana la colpa non è di Toti, che di soldi ne ha messi finché ha potuto. Cosa dovremmo dire di una capitale che ha un palasport da 15mila posti che costa 20mila euro di affitto a partita? E dell’altro palazzetto dello sport (3500 posti) abbandonato da anni? Colpa di Toti? L’Eurobasket, che ha ambizioni ed è diventata la prima squadra di Roma, è stata costretta a giocare a Cisterna, in provincia di Latina. La capitale d’Italia che non è in grado di dare un campo degno di questo nome alle sue squadre di vertice.

Il disegno di Petrucci di prediligere le grandi piazze per aumentare la diffusione e la promozione del basket italiano non è mai stato nascosto: non solo Roma e Torino, ma anche Genova, Bari, Firenze. Tutte città dove la pallacanestro e gli altri sport sono stritolati dal calcio. E’ giusto che Verona per un’eventuale wild card debba avere meno chances di altre piazze solo perché in Veneto ci sono già Venezia e Treviso in serie A? Aggiungiamoci l’inadeguatezza di tanti, troppi dirigenti, e si completa una fotografia impietosa del basket tricolore. Abbiamo avuto i 4 tenori in NBA, ora ce ne sono due oltre a Nico Mannion, ma l’organizzazione di molte società e lo stato di quasi tutti gli impianti sono rimasti fermi agli anni ’80. Quando almeno c’erano i miliardi garantiti dalla presidenza De Michelis alla Lega Basket. Adesso la dirigenza di LBA (e anche di LNP) è convinta che la formula migliore per dare visibilità al nostro sport, quindi alle squadre e ai suoi sponsor, sia quella delle piattaforme a pagamento. Così l’orchestra continua a suonare sul Titanic dei canestri.