Cronaca di Martina Moscato , 26/03/2021 14:53

Insegnanti, genitori e studenti uniti nello sciopero della scuola VIDEO

Lo sciopero della scuola

No alla didattica a distanza, sì alla scuola in presenza e in sicurezza. No alle classi pollaio, sì a classi con un numero massimo di 20 alunni, 15 se ce ne sono di diversamente abili, sì all’assunzione di nuovi docenti e alla stabilizzazione dei precari per garantire la continuità didattica. Queste le richieste che si sono levate da piazza Cavour da parte di insegnanti, genitori e studenti che hanno deciso di aderire allo sciopero indetto dai Cobas e spegnere per un giorno i freddi computer. I cartelli sono tenuti orgogliosamente in alto e in piazza ci sono anche dei banchi a testimonianza del fatto che l’unica scuola possibile è quella in presenza. I bambini non sono dei robot, per crescere e imparare hanno bisogno del contatto diretto e umano con l’insegnante e della socialità coi compagni di scuola. 

RECOVERY PLAN. I soldi del Recovery Plan devono essere investiti nell’edilizia scolastica per reperire nuovi spazi e ci deve essere l’assunzione tramite concorsi per soli titoli dei docenti con 36 mesi di servizio e del personale Ata con 24 mesi. L’istruzione, la didattica e la cultura devono tornare ad essere messe al primo posto. 

GLI ALTRI PAESI EUROPEI NON HANNO CHIUSO LE SCUOLE. La scuola è essenziale e deve essere l’ultima a chiudere, così come è stato negli altri paesi europei. L’emergenza non può diventare mai normalità, hanno gridato dalla piazza, figuriamoci quando è in ballo la crescita delle giovani generazioni, ovvero il futuro del paese. Giovani generazioni che si chiedono perché dopo aver rispettato le regole, essersi disinfettati le mani ogni due minuti, aver rinunciato a prestare gomme penne e matite e soprattutto aver evitato abbracci e giochi in cui c’è il contatto adesso si ritrovano comunque chiusi a casa davanti allo schermo anziché a scuola insieme ai loro amici. Si chiedono perché i loro sacrifici non sono serviti a nulla. 



 

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