Attualità di Redazione , 08/03/2021 18:54

L'allarme di CIA Padova: "Reddito degli agricoltori al limite della sopravvivenza"

Roberto Betto, presidente CIA Padova

“Agli imprenditori agricoli rimane solo il 17% del prezzo al consumo del prodotto. Nonostante i buoni risultati della filiera agroalimentare durante la pandemia, gli stessi agricoltori rischiano comunque di lavorare in perdita”. 

L’allarme è stato lanciato dal presidente di Cia Padova, Roberto Betto, in occasione del convegno on line “Valorizzare il prodotto agricolo per aumentare il reddito”, al quale hanno partecipato pure l’europarlamentare Herbert Dorfmann, il direttore dell’Area agricoltura e marketing della Regione Veneto, Andrea Comacchio, il responsabile settore agroalimentare Legacoop Veneto, Antonio Gottardo, e il presidente di Cia Veneto, Gianmichele Passarini, oltre al direttore di Cia Padova, Maurizio Antonini. “Vendiamo alcuni prodotti, fra i quali il latte e le mele, con dei prezzi che, al netto del cambio tra lire ed euro, venivano applicati vent’anni fa. Nel frattempo, però, è cambiato il mondo. Il covid, poi, ha stravolto alla base l’intero sistema”

In provincia vi sono due Dop, Denominazione di origine protetta, “certificate” (ad esclusione dei vini): il prosciutto Veneto Berico-Euganeo e l’Olio Veneto, in parte prodotto nell’area dei Colli; insieme a queste, una miriade di altre tipicità che permettono agli agricoltori di tentare di rimanere sul mercato. Da un’indagine condotta da Ismea, peraltro, risulta che nel periodo appena precedente lo scoppio dell’emergenza sanitaria, tra il 2018 e il 2019, l’impatto delle due Dop padovane abbia avuto un impatto economico più che positivo (+12,5%): da un fatturato complessivo di 22 milioni di euro registrato nel 2018, ai 24,7 milioni del 2019. In tutto il Veneto, invece, sono 61 le Dop e 28 le Igp (Indicazione geografica protetta): dati che collocano la Regione al primo posto in Italia, alla pari del Piemonte. Il marchio regionale Qv, Qualità verificata, conta 30 autorizzazioni. “All’apparenza i numeri della Provincia in termini di Dop sembrano essere piuttosto bassi – rileva Cia Padova – In realtà, le tipicità sono diffuse in maniera capillare, per un’agricoltura d’eccellenza”. 

“Il punto è che il reddito degli agricoltori è ancora inferiore ai salari degli altri settori – spiega il presidente Betto – mentre i prezzi con cui riescono a piazzare i loro prodotti, supergarantiti e di qualità, sono molto instabili, con una tendenza addirittura al ribasso”. Di pari passo, aggiunge, “sono in aumento i costi della burocrazia, che non consentono neppure una programmazione consolidata delle attività nel breve-medio termine”. 

La ricetta vincente, a detta di Dorfmann, è “l’uscita del prodotto tipico dalla sfera dell’anonimato; deve, cioè, acquisire un’identità forte per poi essere proposto al consumatore. Questi, inoltre, dev’essere rimesso al centro della politica di filiera, quella che va dalla fattoria alla forchetta: la strategia europea Farm to fork”. In questo particolare contesto storico, nel pieno dell’emergenza sanitaria, “i cittadini si stanno rendendo sempre più conto dell’importanza della salute e, di conseguenza, del cibo che viene messo in tavola. Quello sano ha conquistato un nuovo valore aggiunto. Motivo per cui serve continuare a scommettere sull’agricoltura”. 

Una buona pratica, infine, è l’intesa contro le pratiche commerciali sleali nella filiera agroalimentare, firmata pure da Cia insieme alle imprese del comparto distributivo rappresentate in ANCC-Coop, ANCD-Conad, Federdistribuzione e ADM-Associazione Distribuzione Moderna. “Tale protocollo – chiarisce il presidente di Cia Veneto, Passarini - nasce per tutelare gli operatori, la stragrande maggioranza, che praticano comportamenti corretti. Il nuovo status symbol – conclude – dev’essere il cibo sano e di qualità”.