Cronaca di Redazione , 12/04/2021 13:12

Verona: studentessa costretta a bendarsi gli occhi durante interrogazione in DAD. E' polemica

Studentessa bendata durante interrogazione
Studentessa bendata durante interrogazione

Bendata durante l'interrogazione a Verona. Come riporta il quotidiano "La Repubblica", una studentessa di 15 anni è stata costretta da una docente di lingua tedesca a bendarsi gli occhi con una sciarpa perché non credeva alla sua bravura durante l’interrogazione online, in modalità di didattica a distanza.

L'episodio riguarda il liceo Carlo Montanari. La 15enne aveva iniziato a rispondere alle domande e l'interrogazione stava andando molto bene: lei rispondeva puntuale alle questioni poste dalla docente. Una sicurezza che ha fatto insospettire l’insegnante che, a un certo punto, ha detto alla giovane di bendarsi gli occhi con una sciarpa. Un modo estremo per verificare se la ragazza stesse leggendo da qualche parte le risposte.

“Mi sono sentita a disagio, come se mi stessero accusando di imbrogliare” ha riferito la ​studentessa ai rappresentanti della Rete degli Studenti Medi di Verona. Il dirigente scolastico ha detto di aver già avviato un’indagine interna per verificare e, in caso, prendere provvedimenti nei confronti della docente protagonista di questa vicenda. 

ACCERTAMENTI IN CORSO

L'Ufficio scolastico regionale del Veneto ha avviato accertamenti nel liceo. La vicenda era stata denunciata dalla Rete degli studenti per il Veneto. Individuato l'istituto, la direttrice scolastica Carmela Palumbo ha contattato il dirigente che ha sentito i ragazzi e i docenti, per ricostruire l'accaduto ed eventualmente prendere provvedimenti. "In questo momento - ha detto Palumbo all'ANSA - non possiamo esprimere giudizi su un episodio che pare un eccesso di zelo che ha portato a un comportamento discutibile, scaturito dalla difficoltà a gestire in dad la situazione delle verifiche", ha concluso.

LE REAZIONI

"Credo si tratti di un episodio isolato, che giustamente andrà approfondito dalla dirigenza dell'istituto in cui si è verificato per capirne l'origine e l'esatta dinamica". Lo dice all'ANSA il sottosegretario all'Istruzione Rossano Sasso. "La didattica a distanza ha rappresentato una scelta obbligata nelle fasi più acute della pandemia, con il mondo della scuola che ha dovuto adeguarsi a quelle che erano le indicazioni delle autorità sanitarie. Ma è un surrogato rispetto alle lezioni in presenza e può costituire una parentesi, non la regola. Queste sono settimane importanti, con milioni di studenti tornati sui banchi, nelle aule, fisicamente davanti ai propri insegnanti: si respira una ritrovata normalità che speriamo il prima possibile possa essere allargata anche ai ragazzi degli istituti superiori. Questa è la scuola che ci piace", ha concluso.

"La scuola è una comunità educante nella quale l'obiettivo comune è educare, cioè far crescere in maniera equilibrata i giovani che ne fanno parte favorendone la maturazione e la formazione umana e personale. La cultura del sospetto non rientra tra gli obiettivi della scuola: Il gesto della professoressa mi sembra eccessivo ed inopportuno. Abbraccio la studentessa e le invio la mia solidarietà". Lo dice all'ANSA la sottosegretaria all'Istruzione Barbara Floridia.

"Riteniamo inaccettabile che le studentesse e gli studenti, in un momento delicato come questo, vengano trattati in queste modalità. Fa riflettere come nell'attuale sistema d'istruzione ci si concentri più sul vedere come e quanto gli studenti copino, e non su quanto apprendano e se abbiano una coscienza critica. Il problema è il nostro sistema scolastico che valorizza i voti più di quanto gli studenti valorizzano lo studio". A dirlo è Luca Redolfi, dell'Unione degli studenti. "É necessario - continua Redolfi - superare questa idea di valutazione: la scuola serve veramente e solamente a dare voti e giudizi? Crediamo di no, e per questo in questi mesi stiamo discutendo in assemblee in tutto il Paese un nuovo immaginario di scuola, che a breve presenteremo pubblicamente. Lo scorso dicembre lanciammo la carta dei diritti delle studentesse e degli studenti in DAD, che puntava a evitare il ricrearsi di queste situazioni. Il fatto che a un anno dall'inizio della pandemia continuino a verificarsi, rende ancor più necessario e urgente la messa in campo di strumenti di tutela per gli studenti. Il Ministro dell'Istruzione ci ascolti!"